L'economia della Sardegna | Banca d'Italia presenta Rapporto congiunturale 2015 a Macomer

«Ringrazio la Banca d'Italia per aver organizzato quest'evento a Macomer, luogo simbolo attraversato negli ultimi anni da una grave crisi industriale e al tempo stesso sede di un importante polo agroalimentare che come emerso anche dai dati presentati oggi si conferma un'eccellenza del manifatturiero sardo». Così Bornioli durante il discorso conclusivo alla presentazione stamattina a Macomer del Rapporto congiunturale dell'economia della Sardegna elaborato dalla sede di Cagliari della Banca d'Italia. «Ho una percezione meno positiva rispetto a coloro che mi hanno preceduto, ci sono alcuni segnali che tracciano un'inversione di rotta ma per la Sardegna non possiamo ancora parlare di vera e propria ripresa».

All'iniziativa hanno partecipato Luigi Bettoni direttore della sede di Cagliari della Banca d'Italia, Roberto Cabiddu e Giovanni Soggia dell'ufficio analisi e ricerca economica territoriale della Banca d'Italia, Adriana Di Liberto dell'Università di Cagliari e del CRENoS. 

«I dati congiunturali registrano timidi segnali di miglioramento - ha sottolineato il direttore Bettoni -. Un dato positivo è senz'altro quello sull'occupazione che nei primi mesi del 2015 è cresciuta in Sardegna più che nel resto d'Italia. I livelli di disoccupazione si attestano su livelli più alti rispetto al dato nazionale e inoltre non ci sono segnali di miglioramento per quanto riguarda l'occupazione giovanile». 

«Migliora l'export trainato dagli energetici - spiega Cabiddu del centro studi Banca d'Italia -. Al netto del settore oil  (che rappresenta i 4/5 dell'export isolano) però si registra un calo delle esportazioni dell'1,6%. Ciò nonostante le ottime performances del settore agroalimentare che negli ultimi dieci anni ha registrato un balzo dell'export del 50%»

«Nonostante alcune tendenze segnalino un’inversione di rotta, in Sardegna resta un clima di forte incertezza. Anche perché stiamo uscendo da sette di anni di recessione, la peggiore dal dopoguerra. Nonostante gli scenari di ripresa registrati a livello nazionale, con un PIL che i principali istituti stimano in crescita tra lo 0,8 e l’1 % nel 2015 e attorno al 1,4 % nel 2016, l’economia sarda segna il passo a causa soprattutto di forti ritardi infrastrutturali, di una rete di trasporti poco competitiva, dell’assenza del metano e di una burocrazia soffocante. Fare impresa in Sardegna è una vera e propria corsa a ostacoli tanto che la nostra Isola si posiziona al 168° su 199 regioni in Europa per la facilità a fare impresa. Pesano i costi dell’insularità che vale almeno 1,1 miliardi di euro all’anno» - ha sottolienato Bornioli.

«Il quadro peggiora ulteriormente nella Sardegna centrale e nelle zone interne - ha spiegato Bornioli -. Negli ultimi quindici anni lo spopolamento ha raggiunto livelli di guardia: la sola provincia di Nuoro ha perso 40mila abitante, il 22% della popolazione residente nel 2001. Numero preoccupanti, tanto più se uniti al calo del numero delle imprese (– 8,8 dal 2008 al 2014) e a una dotazione infrastrutturale fortemente carente (Nuoro e Ogliastra sono le ultime province per dotazione infrastrutturale). Nella Sardegna centrale la situazione è ulteriormente precitata negli ultimi giorni: da una parte la revoca dell’essenzialità per la centrale elettrica di Ottana, dall’altra la proposta di riforma degli enti locali, due fatti che rischiano di assestare due colpi pesantissimi al nostro territorio.

«Lo scorso venerdì 6 novembre il gestore della rete Terna ha pubblicato l’Elenco degli impianti di produzione essenziali per la sicurezza del sistema elettrica, da cui sono state escluse tutte le centrali elettriche sarde, compresa quella di Ottana. Si tratta di un fatto di estrema gravità che avrà conseguenze devastanti per il tessuto produttivo e sociale del centro Sardegna.

«In questi giorni c'è stata una grande mobilitazione. E in questo senso ci aspettiamo al più presto risposte dal Governo. Ringrazio il consigliere regionale Congiu, sia per le sue parole introduttive qui al convegno oggi, sia per l'iniziativa portata avanti in Consiglio regionale a sostegno dell'essenzialità per le centrali elettriche sarde. E' fondamentale il sostegno di tutti affinché l'essenzialità sia riconosciuta anche per il 2016. Se così non dovesse essere ci saranno pesanti contraccolpi per l'economia della Sardegna. Dall'Alcoa al progetto di Ottana Polimeri sul tavolo ci sono alcuni progetti industriali strettamenti legati alla proroga dell'essenzialità e al mantenimento delle centrali».

«Un altro elemento fortemente negativo - ha continuato Bornioli - è la proposta di riforma degli enti locali che, se non venisse modificata rispetto alle bozze circolate nelle ultime settimane, rischia di marginalizzare ancora di più la Sardegna centrale e le zone interne. Servizi, rappresentatività politica, risorse e programmazione di area vasta ma anche la riforma delle Asl e la permanenza dei presidi pubblici territoriali dipendono da questa riforma che avrà effetti di lungo periodo e di ampia portata sul nostro territorio».

«La Sardegna Centrale - ha detto Bornioli - sarà spezzettata in tante piccole Unioni di Comuni che saranno prive di forza politica e capacità gestionale e organizzativa per rappresentare e governare un vasto territorio. Mentre sarà istituita l’area metropolitana di Cagliari e probabilmente rafforzate l’area vasta di Sassari e di Olbia, la Sardegna Centrale sarà divisa in tante Unioni di Comuni, enti ristretti privi di rappresentatività politica e con competenze tecniche e organizzative limitate. In gioco c’è la sopravvivenza delle zone interne e di tutta la Sardegna Centrale. Auspichiamo che non venissero confermate alcune proiezioni che stimano entro il 2020 un calo del 15% dei livelli di reddito delle zone interne e un ulteriore calo delle imprese già oggi concentrate per il 70% lungo le coste».

 

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