Enti locali | Grande partecipazione all'incontro-dibattito del 6/11 sulla riforma

Dibattito a tutto campo venerdì pomeriggio 6 novembre nella sala convegni della nostra Associazione all’incontro – dibattito “La riforma degli Enti locali e la Sardegna centrale. Un disperato bisogno di esistere”. Hanno partecipato i consiglieri regionali e i sindaci del territorio insieme a imprenditori e cittadini. Ad aprire gli interventi il presidente Roberto Bornioli, il vicecapogruppo Pd in Consiglio regionale e relatore del ddl Enti locali Roberto Deriu e il capogruppo di FI in Consiglio regionale Pietro Pittalis. Al dibattito è intervenuto anche l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru.

Sono intervenuti il sindaco di Nuoro Andrea Soddu, il sindaco di Dorgali e consigliere regionale Angelo Carta, i sindaci di Fonni, di Desulo e di Lula Luigi Littarru, Stefano Coinu e Mario Calia, l’imprenditrice e consigliere comunale di Fonni Daniela Falconi, il segretario provinciale della Cisl Michele Fele, il consigliere comunale di Nuoro Pierluigi Saiu e l’ex presidente della Regione Angelo Rojch.

Bornioli: la riforma avrà effetti negativi sulla Sardegna centrale. Ripartire dai Territori

«La consultazione come è stata fatta non è stata sufficiente a coinvolgere nel modo giusto le popolazioni e i cittadini - ha detto Bornioli - Occorre ripartire dalle proposte che arrivano dai Territori, perché le posizioni dei Territori non sono state recepite. Lo status di area metropolitana dà tanti vantaggi: dalle linee guida del Master plan per il Sud diffuse mercoledì dal Governo, tra i 15 Patti territoriali previsti dal Governo ci sono sia il Patto per la Sardegna sia il Patto per la città metropolitana di Cagliari. Inoltre i singoli Patti saranno definiti in sinergia da Governo, Regione e Città metropolitana. A dimostrare che lo status di area metropolitana è un privilegio che rafforza enormemente le opportunità. Non siamo certamente contrari alla città metropolitana per Cagliari ma chiediamo forme di compensazione e un riequilibrio territoriale in termini economici-finanziari, politici e di servizi. Per questo proponiamo un decentramento, per evitare che competenze, servizi e funzioni si concentrino verso aree già forti. Bene ha fatto Pigliaru a chiedere al Governo pari opportunità per la Sardegna, ora anche la Regione lavori affinché si creino pari opportunità per tutti i territori.

Quali sono i punti chiave da considerare? A nostro avviso - ha spiegato Bornioli - per uscire dall’impasse occorre trovare una formula che soddisfi e valorizzi tutta la Sardegna. Occorrono certezze e chiarezza su: 1) servizi come e da chi saranno gestiti? Chi assumerà le competenze oggi in capo alla Provincia (ambiente, strade, formazione, scuole, lavoro, cultura)? 2) risorse (a partire da quelle comunitarie ma non solo): un ente come la città metropolitana per esempio avrà la possibilità di intercettare i fondi europei, le Unioni dei Comuni avranno la stessa capacità progettuale e organizzativa? 3) rappresentatività politica; 4) Zone interne e territori svantaggiati; 5) Asl e presidi pubblici sul territorio.

 

Deriu: puntare sul riconoscimento di tre specificità forti a livello regionale 

«Da un sistema Italia che finora ha previsto quattro livelli istituzionali come costituenti la Repubblica (Comune – Provincia – Regione – Stato), stiamo passando a una Repubblica dove la Provincia non c’è più e si vuole che i Comuni e le Regioni siano l’architrave del livello sub-statale – ha spiegato Roberto Deriu -. È un cambiamento epocale e ci troviamo dentro questo processo di transizione da un modello a un altro.

«L’Unione di Comuni non sarà una circoscrizione territoriale di Area Vasta come lo erano le Province. Le Unione di Comuni rappresentano un sistema per avere dei servizi comunali erogati in un ambito ottimale, e non fanno programmazione – ha precisato Deriu nel corso del suo intervento -. Le funzioni di area vasta saranno erogate a livello regionale oppure a livello di città metropolitana.

Il nostro territorio dovrà «ottenere il riconoscimento regionale della nostra specificità, cioè ottenere un governo adeguato a quello che siamo. Il nostro territorio dovrà farsi avanti per ottenere il riconoscimento di quelle che sono le nostre specificità a livello regionale, dunque proporsi come polo culturale, ambientale e sanitario di eccellenza da riconoscere e da valorizzare a livello regionale».

Tutti quanti noi capiamo – ha poi aggiunto Deriu – che dietro una riconfigurazione delle strutture c’è una possibile riconfigurazione della distribuzione delle risorse e allora dobbiamo stare attenti. Essendo una riforma sulla quale non siamo d’accordo dobbiamo valutare tutti gli strumenti disponibili nella legislazione regionale per limitare i danni e valutare le opportunità. Dobbiamo fare cose utili con estremo realismo.

 

Pittalis: visione cagliaricentrica che non si cala nelle realtà territoriali

«Una riforma di questa portata non doveva essere portata all’esame della Commissione senza prima un reale dibattito nei territori – ha sottolineato Pietro Pittalis -. E’ una riforma che non tiene conto dell’evoluzione dei territori. È una riforma vecchia, datata, superata in cui le diverse realtà territoriali sono omologate. La conseguenza qual è? Ne risulta una visione cagliaricentrica, regionalista e centralista. Noi dobbiamo con grande forza reagire a questa situazione, perché non ritenere che è la Sardegna intera che è la città metropolitana? I cui benefici vadano a tutte le aree da nord a sud, passando per il centro e non solo a Cagliari».

«Vedo all’orizzonte seri problemi per le realtà interne per le quali si pone un problema di ricadute e di risorse. Quando si parla della perequazione, occorre essere chiari. In questa riforma vengono mantenute le province storiche, viene creata l’Unione dei Comuni, viene individuata l’area vasta, ecco, voi pensate che abbiano previsto il costo di questa nuova territorializzazione? Assolutamente no. Perché poi il Fondo Unico è già insufficiente. E se si pensa di poterlo spalmare in tutta questa variegata realtà che si sta disegnando, si sta facendo un’operazione non di verità. Ecco perché siamo gravemente preoccupati. In Consiglio dobbiamo cercare di difendere questo territorio a denti stretti perché se ci passa questo momento, guardate che noi rischiamo di essere soltanto marginali. Ecco perché io penso ci sia ancora il tempo e il modo per intervenire seriamente su questa riforma. E' il momento giusto per unire le forze e per capire quale è il ruolo delle zone interne - evidenziato Pittalis.

«Per quanto riguarda l’individuazione dei tre poli sono d’accordo con Deriu – ha concluso Pittalis – però è tutto troppo generico in questo testo di legge. Il polo culturale? Occorre precisare in modo chiaro, non generico, oppure assistiamo alla supplica dei fondi da parte della Biblioteca Satta, ai salti mortali che fa ogni anno il MAN, l’ISRE, l’Università e avere le risorse necessarie per funzionare. Sul polo ambientale, anche qui stiamo cercando di ottenere a Nuoro la Scuola Forestale, la cosa va avanti da anni. Queste priorità individuate da Deriu – compresa la sanità che rappresenta per noi una grande sfida – devono essere calate nel territorio, tenendo conto di tutte le difficoltà».

 

Soddu: non possiamo lasciare i nostri territori senza rappresentanza politica 

A raccogliere il malcontento dei sindaci del Territorio è il sindaco di Nuoro Andrea Soddu che nel corso del suo intervento ha sollecitato il consigliere Roberto Deriu a non votare la legge di riordino degli enti locali: «Questa riforma, ispirata da un'analoga legge nazionale, si basa esclusivamente su criteri finanziari ma, politicamente parlando, è antidemocratica. La provincia era un ente indispensabile, le Unioni dei comuni non sono in grado di sostituirla. Con la scomparsa delle province stiamo andando verso un accentramento del potere a nostro discapito.
Il fatto grave non è che Cagliari sia città metropolitana, ma che noi non avremo un rappresentante eletto che possa interfacciarsi con le altre istituzioni ad ogni livello. Abbiamo pochi margini di manovra ma il nostro dovere è di sfruttare l'autonomia».

E infine il sindaco Soddu ha lanciato un appello ai Consiglieri Regionali: «Ripartiamo dall'articolo 3 del nostro Statuto e ridisegniamo i nostri enti locali a nostra immagine, sfidando Pigliaru e, se necessario, la Corte Costituzionale. Non dobbiamo avere paura. Al di là delle risorse noi non possiamo lasciare privi di rappresentanza i nostri territori montani e le zone interne. In questa direzione noi sindaci abbiamo creato un Coordinamento aperto a tutti. E chiunque può partecipare ai lavori. Concludo dicendo: sensibilizziamo il Consiglio Regionale, la Giunta, Pigliaru, le Comunità per dire che noi vogliamo i nostri rappresentanti politici territoriali. Non vogliamo abbassare la schiena davanti a chi ci dice che da domani non saremo rappresentati da nessuno».

 

«C’è anche la possibilità di non votare la legge? - ha incalzato il presidente Roberto Bornioli durante il dibattito.

«Se non si vota la legge – ha replicato Deriu – questa viene fatta peggiore, sotto dettatura dello Stato. Io su questo non sono d’accordo. Io sono per cambiarla e per farla più autonoma possibile. La sto scrivendo io e sto cercando di mettere le cose che servono».

«E i correttivi? - chiede il segretario confederale della Cisl Michele Fele. 

«Non ci sono correttivi per nessuno - ha poi spiegato Deriu - perché in questa legge non c’è distribuzione di risorse. C’è scritto che Cagliari viene riconosciuta come città metropolitana e in seguito a questa nuova riorganizzazione c'è la possibilità che arrivino soldi europei qualificati come “fondi metropolitani” e che vengono assegnati soltanto per le città metropolitane. Allora il discorso in Sardegna è: questi soldi devono andare solo a Cagliari? Vogliamo fare tutta la Sardegna come unica città metropolitana? Se vai a Roma a dire questo ti ridono in faccia. Quindi, la città metropolitana è solo Cagliari. Dopo di che, siccome arrivano soldi in più e arrivano soltanto per Cagliari, è necessario mettere a punto un meccanismo che consenta di redistribuire questo beneficio anche verso gli altri territori. Noi con la città metropolitana non possiamo competere ma possiamo farlo con gli altri territori (Sassari, Olbia, Oristano) dicendo e mostrando che cosa abbiamo di regionale, facendo valere e valorizzando le nostre specificità».

 

 

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