Enti locali | Bornioli: la riforma avrà effetti devastanti sulla Sardegna centrale

«La riforma degli enti locali è strategica e avrà effetti di lungo periodo su imprese e l'economia. Ecco perché Confindustria se ne occupa. In gioco ci sono questioni importanti che avranno ripercussioni devastanti sul nostro Territorio. C’è un problema di rappresentanza politica ma ci sono anche problemi legati ai servizi e alle risorse disponibili per questo territorio. La tendenza è di accentrare risorse e competenze verso aree già forti a scapito della Sardegna centrale e dei territorio più svantaggiati». Così il presidente Bornioli in apertura dell’incontro-dibattito “La riforma degli Enti locali” promosso dalla nostra Associazione venerdì 6 novembre a Nuoro alla presenza dei consiglieri regionali e dei sindaci del Territorio. Di seguiti l'intervento integrale

L’ultima bozza di riforma marginalizza ancora di più la Sardegna centrale

«Il dibattito di questi giorni cerca di colmare un vuoto. Il nostro Territorio è stato a lungo in silenzio, da qualche settimana è ripreso il confronto. L’iniziativa del Comune di Nuoro e dei sindaci è stata molto positiva. La domanda è: siamo ancora in tempo?

Il punto fondamentale è che il Territorio si muova all’interno di un quadro unitario e arrivi a una posizione condivisa.

Nel frattempo gli altri cosa fanno? Mentre Cagliari diverrà città metropolitana, e i sindaci del Sassarese portano avanti una rivendicazione forte del Territorio, nessuno pensa alla Sardegna centrale e ai Territori svantaggiati delle Zone interne. Non siamo contrari alla città metropolitana di Cagliari, non è questo il problema, ma vorremo che sia chiarito che cosa succederà al resto dell’Isola. L’architettura ipotizzata dalla bozza di riforma non rappresenta nel modo più assoluto una soluzione – ha sottolineato Bornioli -.

Le indiscrezioni degli ultimi giorni sull’ accordo raggiunto all’interno del Pd, partito di maggioranza relativa, non lasciano tranquilli. Ci si dimentica della Sardegna centrale. Cagliari sarà città metropolitana per legge e di fatto, Sassari e Olbia avranno qualche contentino ma si tratta di un accordo al ribasso che non lascia fuori tutti gli altri Territori. In questo quadro, quale sarà il ruolo della Sardegna Centrale e delle Zone Interne.

Alla luce di ciò, riteniamo sia fondamentale parlare della riforma. Per questo abbiamo invitato due consiglieri regionali del Nuorese, i nostri rappresentanti in Regione, coloro che saranno chiamati a votare la legge in Consiglio. Roberto Deriu inoltre è anche il relatore del disegno di legge di riforma. Pertanto, dopo una mia breve introduzione, darò la parola a Pittalis e Deriu per un breve intervento prima di lasciar spazio al dibattito che rappresenta la parte centrale dell’incontro di oggi».

 

La riforma va cambiata. Occorre azzerare tutto

«La proposta di riforma non ci convince. La Sardegna Centrale sarà spezzettata in tante piccole Unioni di Comuni che saranno prive di forza politica e capacità gestionale e organizzativa per rappresentare e governare un vasto territorio. Se la riforma dovesse passare così come è scritto nelle bozze circolate nelle ultime settimane, gli effetti per il nostro territorio saranno devastanti. Mentre sarà rafforzata l’area metropolitana di Cagliari, la Sardegna Centrale sarà divisa in tante Unioni di Comuni, enti ristretti privi di rappresentatività politica e con competenze tecniche limitate».

 

Questa riforma pone alcuni problemi - ha continuanto Bornioli -. Ci sono tanti campanelli d’allarme per il nostro territorio

1. Che ne sarà dei servizi ai cittadini e alle imprese? Da chi saranno erogati? Chi li garantisce? Le Province spariranno e lasciano un vuoto che va colmato. Per esempio, da chi saranno gestiti i servizi e le funzioni oggi in capo all’Ente provinciale, che ha competenza in materia di ambiente, formazione, lavoro, scuole e strade? Oggi è la Provincia che rilascia alle aziende l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Chi avrà questa competenza dopo la riforma? Dalle autorizzazioni ambientali alla gestione dei musei al personale delle Province, la riforma dei nuovi enti di governo del territorio lascia molti punti in sospeso.

2. C’è poi un problema di rappresentatività politica: Nuorese e Ogliastra non avranno voce né peso politico, i rappresentanti delle Unioni dei Comuni non saranno eletti dai cittadini ma dai sindaci.

3. Poi c’è il problema delle risorse, a partire dai fondi europei ma non solo. C’è il rischio altissimo che il nostro territorio resti a bocca asciutta, privo di Enti in grado di fare programmazione adeguata. Cagliari città metropolitana e Sassari-Olbia nella forma di Enti territoriali rafforzati saranno in grado di intercettare le risorse e hanno già ottenuto forme di compensazione. E il resto dell’isola? Il rischio grave di un accentramento di risorse / competenze verso aree piu forti. I nostri territori già deboli verranno ulteriormente marginalizzati e privati di servizi, rappresentatività politica e risorse, accentrati verso le aree più forti.

4. Asl e presidi pubblici territoriali: l'organizzazione delle Asl e della rete sanitaria seguiranno in modo pedissequo la riforma che condizionerà a cascata la permanenza dei presidi pubblici a livello territoriale.

5. I Territori svantaggiati e Zone interne saranno ulteriormente marginalizzati. La riforma così com’è non va bene. La parte relativa alle zone interne è assolutamente insufficiente: agli artt. 19 – 21 dell’ultimo testo disponibile non si dice che cosa si intende fare nel concreto in modo chiaro per Zone Interne e i Territori svantaggiati. Non si dice quali sono le forme di conpensazione e quali risorse saranno messe a disposizione? Non si parla di fondi Ue ma neanche di ripartizione di risorse dal Fondo Unico Enti Locali. Ci sono mancanze gravi: per esempio all’art. 21 si parla di “convenzioni con imprenditori agricoli”. E gli altri imprenditori? Anche la parte relativa ai territori montani è generica, astratta e poco dettagliata.

 

La riforma va azzerata. Occorre ripartire dalla consultazione dei Territori.

La consultazione come è stata fatta non è stata sufficiente a coinvolgere nel modo giusto le popolazioni e i cittadini. Occorre ripartire dalle proposte che arrivano dai Territori, perché le posizioni dei Territori non sono state recepite. Lo status di area metropolitana dà tanti vantaggi: dalle linee guida del Master plan per il Sud diffuse mercoledì dal Governo, tra i 15 Patti territoriali previsti dal Governo ci sono sia il Patto per la Sardegna sia il Patto per la città metropolitana di Cagliari. Inoltre i singoli Patti saranno definiti in sinergia da Governo, Regione e Città metropolitana. A dimostrare che lo status di area metropolitana è un privilegio che rafforza enormemente le opportunità. Non siamo certamente contrari alla città metropolitana per Cagliari ma chiediamo forme di compensazione e un riequilibrio territoriale in termini economici-finanziari, politici e di servizi. Per questo proponiamo un decentramento, per evitare che competenze, servizi e funzioni si concentrino verso aree già forti. Bene ha fatto Pigliaru a chiedere al Governo pari opportunità per la Sardegna, ora anche la Regione lavori affinché si creino pari opportunità per tutti i territori.

 

Quali sono i punti chiave da considerare?

A nostro avviso, per uscire dall’impasse occorre trovare una formula che soddisfi e valorizzi tutta la Sardegna.

Occorrono certezze e chiarezza su:

  • servizi: come e da chi saranno gestiti? Chi assumerà le competenze oggi in capo alla Provincia (ambiente, strade, formazione, scuole, lavoro, cultura)?
  • risorse (a partire da quelle comunitarie ma non solo): un ente come la città metropolitana per esempio avrà la possibilità di intercettare i fondi europei, le Unioni dei Comuni avranno la stessa capacità progettuale e organizzativa?
  • rappresentatività politica
  • Zone interne e territori svantaggiati
  • Asl e presidi pubblici sul territorio

 

Una soluzione percorribile è quella del decentramento

Per evitare un eccessivo accentramento, occorre un riequilibrio di competenze, funzioni, risorse sul territorio. Bisogna puntare sul decentramento della macchina regionale a livello territoriale, ovvero su una distribuzione di enti / assessorati a livello territoriale, una formula che potrebbe essere replicata su tutto il territorio regionale. Per esempio Confindustria propone da tempo il trasferimento a Nuoro dell’Assessorato all'Ambiente, della Direzione del Corpo forestale e della Scuola forestale.

 

Conclusioni

Siamo favorevoli a politiche di razionalizzazione e di efficientamento ma al tempo stesso chiediamo che le riforme non vadano sempre a penalizzare i territori più deboli e già marginali. Per questo auspichiamo che il territorio faccia sentire la sua voce e che trovi una posizione unitaria e condivisa.

 

 

 

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