Carni rosse | Bornioli: leggere bene i dati. Evitare allarmismi infondati

«Occorre evitare allarmismi. Quella sulle carni rosse è una querelle infondata e dannosa per un settore vitale della nostra economia. Bisogna leggere bene i dati e la ricerca prima di trarre conclusioni affrettate. La quantità di carni rosse consumate nelle nostre famiglie è meno della metà delle quantità considerate nella ricerca dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Inoltre la qualità delle nostre carni è di gran lunga superiore a quelle del nord europa. Wurstel e carni lavorate, come quelle considerate nella ricerca dell'Oms, non fanno parte della cultura alimentare della Sardegna». Così il presidente Bornioli ha commentato lo studio dello IARC sul consumo di carni rosse.

«Non facciamoci prendere dal sensazionalismo. La ricerca si basa su dati e quantità di consumo che non hanno corrispondenza con le nostre abitudini alimentari. I dati dello IARC si riferiscono a un consumo di carni che è più del doppio rispetto a quanto viene in media consumato in Italia. Inoltre le carni italiane, e ancora di più quelle sarde, sono di altissima qualità. I consumatori sardi non hanno dunque alcuna ragione di modificare le loro abitudini alimentari».

«Dalle statistiche di Assica infatti risulta che in media in Italia si consumano 100 grammi di carne rossa due volte alla settimana e soltanto 25 grammi al giorno di carne lavorata. Lo studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità invece si basa su quantità molto più alte rispetto al consumo tipico, ovvero ipotizza un consumo di 100 grammi al giorno di carne rossa e di 50 grammi al giorno di carne lavorata»

«Lo studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è stato condotto a livello mondiale, tenendo in considerazione abitudini alimentari molto diverse dalla dieta mediterranea. In Italia si consuma meno carne rispetto ad altri Paesi europei e agli USA. Inoltre le carni italiane sono di altissima qualità, più magre e di qualità superioe a quella di altri Paesi in Europa e nel mondo».

 

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