Agroalimentare. Bornioli: siamo qui per costruire ponti tra gli attori della filiera

«Siamo qui per costruire ponti e forme di collaborazione tra le varie componenti della filiera agroalimentare. Per far crescere il settore serve maggiore collaborazione tra le imprese di trasformazione e il settore agricolo, ma anche politiche comuni tra Assessorato all'Industria e all'Agricoltura». così il presidente Bornioli ha aperto a Macomer il convegno dedicato all'agroalimentare, settore strategico dell'economia del Marghine e in Sardegna.

«Il Marghine, come tutto il centro Sardegna, - ha sottolineato il presidente Bornioli - è attraversato da una crisi economica, demografica e sociale senza precedenti. Tutti i settori sono in fortissima difficoltà. Eppure, a fronte di un tessuto economico così stremato dalla crisi, nell'area resiste un nucleo importante di aziende del manifatturiero in cui eccelle l'agroindustria. Nell'area esiste un vero e proprio polo agroalimentare con produzioni e aziende di eccellenza regionale, soprattutto nel comparto lattiero-caseario, di lavorazione delle carni, nella produzione di pane ma anche mangimi e alimenti per animali. In particolare, l'agroalimentare è un esempio di quell'industria avanzata su cui l'Europa chiede di puntare e per la quale ha investito, per lo più attraverso il programma Horizon 2020, 150 miliardi di € nei prossimi anni. L'agroalimentare sardo vanta produzioni ad alto valore aggiunto che uniscono la ricerca e l'innovazione di prodotto all'alta tecnologia. E ciò si coniuga a un patrimonio di ricette, tradizioni ma soprattutto competenze e professionalità unico e difficilmente esportabile e tale da costituire il vero valore dell'agroalimentare made in Sardinia».

«Il settore ha enormi potenzialità di crescita ma va sostenuto con politiche adeguate – ha osservato Bornioli. Per questo riteniamo prioritario: 1) incentivare le reti d'imprese, e attività di ricerca e innovazione, promozione e marketing, anche promuovendo maggiori sinergie pubblico-privati, soprattutto in vista di Expo 2015; 2) evitare di diffondere messaggi dannosi sull'origine delle materie prime: la nostra industria è strutturalmente obbligata a importare materie prime dall'Italia e dall'estero, senza per questo compromettere la qualità dei prodotti; 3) sostenere la filiera integrata in modo che agricoltura, agroindustria e GDO possano collaborare in una logica di sistema; 4) contrastare fenomeni di contraffazione e uso dell'italian sounding; 5) attivare forme di collaborazione tra imprese di trasformazione e settore agricolo ma anche tra enti e Assessorati competenti in materia e tra questi e le imprese del settore. 6) è inoltre prioritario rivitalizzare il settore agricolo, le cui produzioni sono oggi insufficienti a soddisfare il fabbisogno dell'agroindustria e delle stesse famiglie costrette a importare l'80% di frutta, verdura e carne. Per questo Confindustria fa il tifo affinché l'agricoltura raddoppi produzioni e fatturato che oggi vale appena il 3% del Pil regionale. Per far questo però occorre intervenire su quelli che sono i veri problemi del settore, tra cui emergono la peste suina e la lingua blu, la scarsa produttività dei terreni agricoli, l'uso dei fondi Ue e Psr (1,3 miliardi), efficientamento degli Enti regionali del comparto e i debiti delle aziende agricole.

Per informazioni rivolgersi all'Associazione degli Industriali della Sardegna Centrale
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