Se il Nord è sul baratro, noi ci stiamo cadendo

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COMUNICATO STAMPA
del presidente Roberto Bornioli

Nuoro, 24 maggio 2013

SE IL NORD E' SULL'ORLO DEL BARATRO
LA SARDEGNA CENTRALE C'E' GIA DENTRO

 

Se Atene piange Sparta non ride. Se il Nord Italia – come affermato dal presidente Squinzi – è sull'orlo del baratro, la Sardegna e con essa la Sardegna centrale ci stanno già entrando. E sono i numeri a descrivere una situazione drammatica. I dati di Unioncamere segnalano che in provincia di Nuoro, nel primo trimestre del 2013, tra cancellazioni, liquidazioni, fallimenti sono state chiuse 1201 imprese, una media di più di 13 imprese al giorno. Nello stesso periodo sono state ben poche le nuove iniziative imprenditoriali, soltanto 404 nuove imprese iscritte, con un saldo negativo che sfiora quota 800. La situazione è poi aggravata dalle forti difficoltà di accesso al credito: nel 2012 in Sardegna i prestiti e i finanziamenti erogati dalle banche alle imprese sono scesi del 5,2 per cento, più del doppio della media nazionale.

Nella nostra provincia è cambiato lo scenario economico. Nel nostro territorio, la grande industria non è più in grado di produrre a costi competitivi: a parte la profonda crisi congiunturale infatti, le imprese sono ostacolate dagli altissimi costi di produzione che le rendono poco concorrenziali rispetto ai produttori esteri. Costi dovuti non solo a un fisco elevato, a una burocrazia soffocante e alle difficoltà di accesso al credito ma anche – nel nostro territorio – all'assenza di infrastrutture essenziali e ai costi eccessivi dell'energia e dei trasporti. Basti pensare che se la bolletta energetica di un'impresa in Italia costa 1.776 euro in più all'anno rispetto a quella di un concorrente europeo, quella stessa bolletta grava su un'impresa sarda per 2.700 euro in più ogni anno. Mancano così le condizioni essenziali per fare impresa.

Per uscire dalla crisi, dunque, è indispensabile agire e superare queste criticità strutturali. Inoltre, occorre diversificare la nostra economia, da una parte investendo sul manifatturiero, come per esempio l'agroalimentare e il lapideo, e dall'altra rafforzando settori chiave, qual è l'industria turistica. Il turismo, che oggi vale solo il 7 per cento del Pil regionale, rappresenta un settore strategico da sostenere attraverso un'adeguata programmazione e una politica dei trasporti più competitiva.

Un'economia sana e vitale deve però basarsi sull'industria e sul manifatturiero, che con il 17 per cento del Pil nazionale prodotto e il doppio considerando l'indotto, è il vero motore della crescita. In Sardegna centrale, resistono coraggiosamente realtà industriali e piccole e medie imprese importanti che funzionano e producono. Realtà che occorre salvaguardare e difendere evitando che esempi negativi discreditino l'intera categoria di imprenditori. Evitiamo perciò di demonizzare l'industria, un settore in cui ogni euro investito genera almeno un altro euro di attività nel resto dell'economia ed è in grado perciò di agire da moltiplicatore economico. Il radicamento di una cultura anti-industriale, infatti, potrebbe minare in modo profondo la vocazione imprenditoriale con il rischio di una progressiva desertificazione, anche sociale, del nostro territorio.

Per informazioni rivolgersi all'Associazione degli Industriali della Sardegna Centrale
Referente: Francesca Puddu - Comunicazione Associativa
Telefono: 0784 233311
Fax: 0784 233301
E-mail: f.puddu@assindnu.it

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