Bonomi: rischiamo una crisi irreversibile. Subito un Patto per l'Italia

«Quelli che l'Italia sta vivendo sono giorni decisivi: o tra Governo e parti sociali ci confrontiamo, ci ascoltiamo e lavoriamo tutti uniti a un grande patto oppure entriamo in una crisi drammatica, dalla quale rischiamo di non uscire più. Ci aspettavamo un agosto completamente diverso. Invece è tutto fermo, a partire dal piano per le riforme Ue e dai progetti sanitari per attivare il prestito del Mes. Così come sono fermi anche 400 decreti attuativi». Così il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in un’intervista pubblicata dal quotidiano La Stampa. Leggi l’intervista integrale del Presidente Bonomi a La Stampa: QUI

«Ci aspettavamo un agosto completamente diverso. Invece è tutto fermo, a partire dal piano per le riforme Ue e dai progetti sanitari per attivare il prestito del Mes. Così come sono fermi anche 400 decreti attuativi. Sulla scuola non si capisce nulla, non sappiamo se ripartirà e abbiamo sprecato tre settimane a discutere di banchi a rotelle». Il governo non è in grado di ristabilire un clima di fiducia e «la prova è nel boom dei depositi bancari. La gente non si fida e per questo non muove i soldi dal conto corrente» ha detto il Presidente Bonomi.

«Nel decreto agosto c’è un timido segnale, ma non è quello che serve al Paese» - ha spiegato Bonomi. «Capisco Gualtieri che predica ottimismo, ma non è così che si raggiunge l’obiettivo. Cento miliardi stanziati sono tanti soldi in effetti, corrispondono alla metà degli aiuti previsti dal Recovery Fund. Peccato però che si tratti di quasi tutti bonus a pioggia. Le esperienze del passato dimostrano come misure del genere diano sempre risultato zero».

Il Presidente ha ricordato di aver presentato il 16 luglio la proposta di Confindustria relativa alla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro ma di non aver ricevuto alcuna risposta. E ha aggiunto: «abbiamo presentato le nostre idee su Italia 2020/2030, consegnando al Governo un documento completo: nessuna risposta. Abbiamo più volte detto che sul fisco serve una riforma organica per le persone fisiche e per le imprese, chiedendo un sistema tributario che sia leva per la competitività e non strumento punitivo per fare cassa: nessuna risposta».

E sempre sul tema lavoro, Bonomi ha avvertito che «un milione di posti bruciati resta un numero purtroppo molto credibile. Il Governo non ha una visione sul dopo, la riorganizzazione delle filiere del valore non c’è stata, il mercato è pietrificato. Il rischio di un’emorragia è serio. Tutto questo si può arginare ridisegnando il sistema della protezione sociale, come noi abbiamo chiesto ai primi di luglio, ma adesso è più difficile perché si è perso tempo prezioso. Siamo i primi a voler rinnovare i contratti e chi ci accusa del contrario è un bugiardo. Ma noi chiediamo che chi sottoscrive i patti poi si impegni a rispettarli».

Bonomi è anche tornato a denunciare un radicato sentimento anti-industriale: «quando abbiamo ricevuto minacce di morte e lettere con proiettili non si è alzata una sola voce per esprimerci solidarietà». Anche la vicenda dei cosiddetti “furbetti della Cig” non ha fatto che alimentare questo pregiudizio ideologico secondo il Presidente, che ha evidenziato come dall’Inps non siano mai arrivate informazioni precise né denunce in questo senso.

«Confindustria non giudica i governi ma le misure, ha concluso Bonomi, che ha lanciato un Grande Patto per l’Italia articolato in tre punti essenziali: “un piano di riforme strutturali sfruttando i fondi Ue; un piano di politica industriale di mercato, rinunciando a ogni disegno statalista: un’operazione fiducia sulle imprese».

 

 

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