Programmazione territoriale. Il presidente Giovanni Bitti: finora è stata un fallimento

Il presidente Giovanni Bitti ha partecipato stamattina alla tavola rotonda promossa dall'Isprom e dal Comitato delle Autonomie Locali sul tema della programmazione territoriale e della riforma necessaria del sistema delle autonomie locali in Sardegna. «Come Confindustria siamo sempre stati molto attivi e presenti, e abbiamo sempre partecipato con grande impegno e passione civile al confronto pubblico sulla programmazione territoriale e sulle politiche di sviluppo del nostro territorio. Abbiamo sempre dato il nostro contributo, con un spirito costruttivo, di confronto, ascolto e dialogo. E continueremo a farlo. È però un dato di fatto che, in tutti questi anni, le istanze della Sardegna centrale sono rimaste inascoltate. Perché se da una parte, si sono susseguite innumerevoli iniziative sul tema delle aree interne, con convegni, dibatti, confronti, dall’altra non è stato preso alcun provvedimento concreto, efficace, in grado di poter invertire la tendenza in atto».

«Anzi, la situazione è andata peggiorando. In tutti questi decenni, non ci sono stati interventi concreti in grado di porre un freno al profondo malessere economico e sociale del nostro territorio, dove il problema dello spopolamento è direttamente legato alla mancanza di lavoro e di opportunità».

«Alla luce di ciò, non possiamo non constatare che la programmazione territoriale è stata finora un fallimento. Prendiamo come esempio le nostre ultime esperienze, con il Piano di rilancio del Nuorese e il Progetto per l’Ogliastra, e ancora prima con i Piani di filiera e sviluppo locale e gli altri accordi ancora precedenti: i tempi lunghissimi e l’eccessiva burocrazia hanno vanificato gli sforzi di un intero territorio. Stiamo parlando di centinaia di riunioni, tavoli, incontri, ai quali hanno partecipato le parti sociali, la Confindustria, i sindacati, i sindaci. È stato dedicato tanto tempo, tante energie, sono state condivise proposte, sono state siglate intese e accordi che da una legislatura all’altra sono svaniti in un nulla di fatto».

 

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