L'Ue è una grande opportunità ma servono azioni concrete per le imprese e i cittadini

«L’Europa è una grande opportunità per le imprese. Confindustria è convintamente europeista ma serve un cambio di passo e politiche più efficaci di sostegno alle imprese e ai cittadini». Questo il messaggio del presidente Bornioli intervistato sabato scorso dall'emittente nuorese TeleSardegna nell'ambito del programma Sardegna Chiama Europa. «La crescente disaffezione ci preoccupa. Siamo coscienti che nelle nostre società cresce un sentimento di disagio, sia da parte dei cittadini sia delle imprese. Cresce l’insofferenza verso l’Europa spesso vista come causa di vincoli, troppe regole, norme difficili da applicare, freni alla spesa. Fatti come la Brexit e il rafforzarsi dei nazionalismi ne sono la prova. Anche se la recente vittoria di Macron in Francia ha rivitalizzato la situazione ponendo un freno agli euroscettici. Certo l’Europa deve cambiare».

Pubblichiamo di seguito un estratto dell'intervista che potete riascoltare integralmente nel link riportato di seguito: 

 

Quali sono gli aspetti più critici nell’Europa di oggi? Quali i punti di forza?

In Europa ci sono 22 milioni di disoccupati e sono milioni coloro che sono a rischio di povertà ed esclusione sociale. I flussi migratori dal Nord Africa esercitano una pressione straordinaria sul nostro assetto sociale ed economico. La burocrazia, le norme, i vincoli stabiliti dall’Europa crescono a dismisura senza che spesso ci sia un ritorno in termini di benefici e vantaggi concreti nella vita dei cittadini e delle imprese. anzi spesso è il contrario. In questo senso è fondamentale che le istituzioni europee lavorino insieme per stimolare la crescita e favorire l’occupazione rafforzando e sostenendo lo straordinario patrimonio di imprese che è uno dei principali punti di forza del Vecchio continente.

L’Unione Europea è una delle aree economiche più forti al mondo. Contiamo solo il 7,3 per cento della popolazione totale ma rappresentiamo il 23 per cento del PIL mondiale e anche senza il Regno Unito continueremo a occupare un posto di primo piano. Il mercato unico è la nostra forza, è un mercato con un elevato potere d’acquisto. Ciò è favorito dalle caratteristiche del nostro tessuto produttivo e industriale. Le nostre sono imprese innovative, ad alto valore aggiunto capaci di competere a livello mondiale.

Il motore della forza economica europea è l’industria manifatturiera. Non ne siamo mai abbastanza coscienti. È l’industria che crea i posti di lavoro più qualificati e meglio retribuiti. è l’industria che crea valore aggiunto e sviluppa innovazione. è l’industria che crea merci da esportare. Per sopravvivere alla sempre più forte concorrenza cinese, le imprese europee hanno bisogno di essere ancora pionieri nell’innovazione e nella capacità di fare impresa.

 

Cosa fa l’Europa per sostenere la crescita?

Già da qualche anno l’Europa ha riconosciuto nei suoi documenti ufficiali – dall’approvazione dell’Industrial Compact del 2014 sino al più recente Piano Juncker – che l’industria e il settore manifatturiero costituiscono un driver, un volano prioritario per la crescita. Basta con l’Europa postindustriale basata su finanza e servizi, per crescere e creare occupazione occorre puntare sul manifatturiero. L’obiettivo è di portare la quota di manifatturiero al 20% del PIL UE entro il 2020 (ora è al 15% in discesa di 3 punti rispetto al 2001). A fine 2016, il PIANO JUNCKER ha messo a correre in tutta Europa circa 25 miliardi di euro attivando finanziamenti per 138 miliardi. Dal report della Banca Europea degli Investimenti le imprese italiane sono risultate tra le principali beneficiarie di questi strumenti.

 

 

Qual è il ruolo dell’Italia e della Sardegna in questo contesto? Rischiamo di essere un po’ marginali?

L’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa dopo la Germania, e siamo al nono posto al mondo per valore dell’export dei manufatti che nel 2016 ha superato i 400 miliardi di euro. E’ necessario essere più consapevoli di questo straordinario potenziale e valorizzarlo. In uno scenario in cui il commercio mondiale si contrae, il Made in Italy resta forte.

IMPORTANZA INDUSTRIA IN SARDEGNA Anche la Sardegna e il Nuorese possono fare la loro parte. Non dimentichiamoci che l’export nel territorio è trainato dall’industria manifatturiera (settori del marmo e dell’agroalimentare in primis, con un po’ di metalmeccanico). Certo, è cambiato e sta cambiando il modello di industria. Occorre prenderne atto e muoversi nella giusta direzione. L’industria di oggi è sempre di più un’industria sostenibile, ecocompatibile, innovativa, leggera. In questo senso non dobbiamo sottovalutare le ricadute positive che le tecnologie dell’industria 4.0 possono portare nelle nostre aziende, soprattutto le piccole e medie imprese.

POLITICHE INDUSTRIALI E DEL MANIFATTURIERO Servono politiche industriali forti che sostengano le imprese e stimolino l’innovazione. In Sardegna possiamo fare di più in questo senso. Investire e sostenere lo sviluppo del manifatturiero è fondamentale per fare crescere il territorio. Anche perché senza un tessuto produttivo forte e un sistema industriale e manifatturiero sviluppato è difficile creare ricchezza e occupazione stabile in un territorio. Sono infatti le attività industriali e manifatturiere che innescano un circuito virtuoso anche negli altri settori economici. Quando parlo di manifatturiero mi riferisco alle produzioni agroalimentare, al metalmeccanico, al settore di lavorazione e trasformazione del marmo, alle industrie culturali e creative.

 

Alla Sardegna conviene o no stare in Europa?

INFRASTRUTTURE Come Regione dobbiamo impegnarci e fare sforzi maggiori per ottenere di più dall’Europa. Le imprese sarde e quelle del centro Sardegna in particolare combattono tutti i giorni con forti disagi strutturali. Per noi il nostro svantaggio più grande deriva dal non essere sufficientemente attrezzati sul fronte delle infrastrutture e delle reti stradali, ferroviarie, aeree, telematiche. è questo un tasto dolente e l’Europa deve darci una mano in questo senso.

INSULARITA’ La Unione Europea deve sostenerci riconoscendoci – insieme al Governo – lo status di insularità ovvero le specificità e spesso gli svantaggi di cui la Sardegna soffre in quanto isola.

GAS METANO Siamo l’unica regione in Europa a non avere accesso al gas metano. Non possiamo più andare avanti in questo modo e questa è una questione che bisogna porre in Europa. ......
Quindi per concludere alla Sardegna conviene stare in Europa sì ma bisogna farsi sentire e l’Europa dovrebbe fare qualcosa in più per la Sardegna.

 

Che cosa sta facendo Confindustria per facilitare questi processi?

Come Confindustria siamo molti impegnati per sensibilizzare e sollecitare le istituzioni europee a un cambio di passo. Per esempio di recente la Confindustria a livello nazionale ha sottoscritto insieme alla Confindustria tedesca un documento con una serie di raccomandazioni al fine di rivitalizzare la crescita economica in Europa. In questo documento si affrontano diversi temi: infrastrutture, innovazione e Industria 4.0, competitività delle imprese, uso efficiente dei fondi europei da destinare alle imprese, piano per lo sviluppo della banda larga e ultra-larga in fibra ottica ad altissima prestazioni.

 

Che cosa servirebbe per migliorare il rapporto imprese – cittadini?

Di recente Il Sole 24 ore ha pubblicato una classifica delle regioni europee più efficienti nella spendita dei fondi europei per programmi di sostegno e di sviluppo delle imprese. Ai primi 16 posti ci sono solo 3 regioni italiane (Lombardia, Emilia Romagna e la Toscana), tutte le altre sono regioni di Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia e Repubblica Ceca. Sono queste le regioni europee che nella programmazione 2014-2020 hanno destinato o destineranno la quota maggiore di fondi strutturali europei per programmi a misura di impresa, per l’innovazione, la ricerca e la competitività. Sono regioni che destinano oltre il 60 per cento dei fondi strutturali alle imprese. E tra l’altro sono regioni in cui la programmazione procede a pieno ritmo, hanno una capacità di spesa elevata e dove è stato già assegnato almeno il 20 per cento delle risorse a queste priorità.

SEMPLIFICARE LA SPESA FONDI UE IN SARDEGNA In Sardegna i bandi per il sostegno alle imprese sono stati pubblicati a fine dell’anno scorso, sono stati ripubblicati di recente nuovi bandi ma in generale si procede troppo lentamente e non si vedono risultati concreti. È spesso difficile valutare la reale capacità di spesa dei fondi europei e se questa si mostra efficace e produttiva.
Gli iter amministrativi sono lunghi, complessi, c’è troppa burocrazia. Occorre semplificare le procedure perché passano anni prima che le aziende - a fronte di investimenti realizzati - possano ricevere le risorse dovute. La lentezza nell’erogazione dei fondi dovuti crea situazioni al limite del sopportabile per le aziende che per anni si vedono costrette a impegnare risorse straordinarie senza a vedere un centesimo. Le aziende hanno bisogno di certezze. Finora l’erogazione dei fondi strutturali da parte della Regione non è stato così efficace come ci si aspettava. Basta vedere ciò che sta accadendo con la programmazione territoriale, con il Piano di rilancio del Nuorese e il Progetto Ogliastra, il percorso è stato lentissimo, stiamo attendendo la pubblicazione del bando territorializzato per l’Ogliastra, mentre a Nuoro siamo un po’ più indietro.

 

Le imprese sono interessate ai finanziamenti europei?

Negli ultimi mesi, c'è stato un certo risveglio da parte delle aziende interessate a investire nonostante il senso generale di sfiducia per la lentezza con cui poi alla fine si ottiene il finanziamento e per l’eccessiva burocrazia delle procedure amministrative. Certo per le imprese è più semplice partecipare ai finanziamenti indiretti per il tramite della Regione e più difficile invece aggiudicarsi i finanziamenti diretti rivolti alle PMI. È stato attivato il uno specifico pacchetti di finanziamenti per le PMI all’interno del programma Horizon 202020 che finanzia la ricerca e l’innovazione. In molti casi le nostre aziende sono troppo piccole per parteciparvi, hanno difficoltà a costruire partenariati con le aziende del Continente, soprattutto per le forti difficoltà logistiche, costo superiore dei trasporti, la dimensione stessa delle aziende che sono in molti casi troppo piccole e poco strutturate per partecipare ai bandi europei. Come Confindustria offriamo attività di consulenza e di supporto anche all’interno della rete COSME e aiutiamo le nostre aziende a fare rete e attivare collaborazioni con eventuali partner in Europa.

 

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